Disastro Italia, iniziato il processo a Spalletti

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Resa, disastro, fallimento o altro. Usciamo agli ottavi di finale contro la Svizzera e già, con tutto il rispetto verso un’avversaria solida, con talenti che ci sorprendiamo a invidiare, si può discutere: il peggio è che ci hanno dominati dal primo all’ultimo istante, cancellandoci a centrocampo e dominandoci sulle fasce, schiacciando i difensori e isolando le punte. Se finisce solo 2-0 è perché la qualità media del gruppo di Yakin non è elevatissima e perché, ancora una volta, Donnarumma indossa le ali: respinge su Embolo che gli sbuca davanti e devia sul palo la punizione di Rieder, nel mezzo però segna il bolognese Freuler – tocco di Mancini – e dopo 29 secondi della ripresa Vargas ci manda al check-in. Non c’è uno straccio di gioco: le promesse, i proclami, diventano bolle di sapone. Spalletti lo aveva spacciato come arma per colmare il divario rispetto alle favorite, non s’è intravisto in realtà nemmeno contro la Svizzera che, ripetiamo, ha interpretato benissimo il match però non è certo una big. Pressione? Riaggressione? Ricomposizione? Le belle parole pronunciate in dieci mesi evaporano nell’Olympiastadion che ci aveva regalato emozioni ben diverse, mentre i calciatori svizzeri esultano davanti ai loro tifosi e i nostri si beccano i fischi.

«Non credo sia un risultato scandaloso come ora verrà fuori» sostiene il ct, prendendosi la responsabilità dell’eliminazione ma non sottoscrivendo il disastro: spieghi, allora, cosa c’è da salvare in un percorso che ci ha visto battere l’Albania – con buone trame, giusto dirlo, e tuttavia salvati alla fine dal Superman tra i pali -, scivolare impotenti nel frullatore spagnolo e limitare i danni sempre grazie al nostro unico top player, acciuffare la Croazia al 98’ grazie alla combinazione estrosa Calafiori-Zaccagni (era forse uno schema?) e adesso consegnarci, inerti, alla Svizzera. Spalletti, in corsa, ha cambiato idea, chiedendo sostanza dopo aver preteso bellezza, ha insistito quasi ossessivamente su alcuni uomini (Di Lorenzo, per dire, era chiaramente fuori condizione), ha cambiato uomini e schemi trasmettendo una sensazione non di poliedricità ma di confusione. Certo, la scelta è limitata. Ben sapevamo di soffrire sul piano della qualità, la colpa è essere rimasti in mezzo al guado: né una rivoluzione giovane, né un impianto collaudato, abbiamo insistito su calciatori al tramonto come Jorginho e tenuto a bagnomaria ragazzi di prospettiva, non abbiamo sciolto il nodo del centravanti che si trascina da anni tritando Scamacca – ieri molle, il palo è un gol mangiato – senza aver tracciato una gerarchia rispetto a Retegui, abbiamo sperato nella rinascita di Chiesa che invece ha prolungato il grigiore della stagione. Nel vuoto, la conferma di Barella – ieri, in realtà, risucchiato nella serataccia – e la vetrina di Calafiori, la sorpresa più bella.

Eppure, anche riconoscendo limiti diffusi, possiamo assolvere parzialmente il gruppo solo sul piano tecnico-tattico. E l’orgoglio? L’attaccamento alla maglia? La voglia? Contro la Svizzera non abbiamo visto azioni né reazioni, siamo finiti subito ostaggio e nemmeno sullo 0-1 abbiamo saputo attingere alla rabbia, alla disperazione. Gli azzurri dovevano aiutarsi: non lo hanno fatto, come ha riconosciuto Donnarumma. E dietro i contrasti persi, il passo lento, la prigionia costante, non c’era solo la condizione fisica. Troppo facile cavarsela così. Ecco perché abbiamo perso partita e faccia, ecco perché la lezione è inaccettabile e perché, a differenza del ct, riteniamo il risultato, nel complesso scandaloso. Per chiudere, bisogna estendere la valutazione: non è un incidente di percorso, perché abbiamo alle spalle due Mondiali visti in tv, forse incidente di percorso positivo è stato Euro2020 grazie a un pizzico di fortuna, ma anche a un gruppo di campioni che hanno chiuso il ciclo. Ne aspettiamo altri, nelle giovanili qualcosa si muove: «Qualcosa dovrò cambiare» spiega Spalletti. Ci mancherebbe dicesse il contrario.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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