Crisi M5s, con Conte leader in tre anni persi 830 consiglieri comunali

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I numeri sono numeri. Alla fine, in politica, sono l’unica cosa che conta. E nel M5S la grande disfida verte proprio su numeri, crollati soprattutto nei territori, oltre che sotto al 10% alle EuropeeOra che i ballottaggi sono conclusi si possono tirare le fila delle Amministrative. I consiglieri comunali eletti in 117 comuni sono 94. Nel 2019, l’elezione precedente con cui raffrontare il dato, il M5S aveva corso in 295 comuni, riuscendo a conquistare 416 consiglieri. I numeri parlano di un calo del 77,4% in termini assoluti. La lista M5S passa dall’11,7% al 5%. Ma se si guardano gli enti in cui i Cinque Stelle si sono presentati in entrambe le occasioni l’esito è lievemente migliore: in 96 comuni nel 2019 gli stellati hanno preso 187 seggi, nel 2024 79. In pratica, hanno confermato il 42,2% dei consiglieri, perdendone quasi tre su cinque.

Ma la lettura dei dati non si ferma qui. Nel 2019 il Movimento correva da solo (riuscendo a vincere in cinque città, tra cui Caltanissetta e Campobasso). Ora, con la svolta contiana e l’alleanza con i dem, il quadro è cambiato. Solo in 22 casi su 117 i Cinque Stelle si sono presentati da soli (il 18,8%) e alla fine hanno potuto festeggiare la vittoria in 46 occasioni, in pratica due comuni ogni cinque. Ed è qui che arriva il casus belli.
«Stiamo scomparendo», dice allarmato un Cinque Stelle che reclama un cambio di rotta politico. «I numeri parlano chiaro: sui territori stiamo perdendo terreno». L’ala contiana, d’altro canto, rivendica la scelta del campo largo e dell’alleanza stabile con i dem: «I numeri ci premiamo. Ora avremo molti più assessori in diverse zone d’Italia. Possiamo imparare a governare, a partire proprio dai territori».

«Siamo al paradosso che esultiamo per comuni vinti dove non abbiamo eletto neanche un consigliere comunale», controbatte amaro un movimentista della prima ora. In realtà, nel primo triennio a guida contiana, i Cinque Stelle hanno eletto 156 consiglieri comunali, 880 in meno rispetto al triennio 2017-2019. «La rifondazione chiede tempo», chiarisce uno stellato. E aggiunge: «I risultati si stanno già vedendo», alludendo al fatto che dal 2023 il numero di consiglieri è triplicato. La questione delle alleanze politiche è un tema scottante dopo le uscite di Virginia Raggi e Beppe Grillo, al punto che è costretta a intervenire anche la vicepresidente Paola Taverna. «Non c’è nulla di sistematico», dice Taverna all’Ansa, commentando le parole del responsabile enti locali Pd Davide Baruffi che ieri aveva parlato di «accordo sistematico» tra Pd e M5s. «C’è la ferma volontà di portare avanti battaglie che il Pd, una volta restio, oggi accoglie e fa proprie come il salario minimo, una proposta di civiltà da sempre bandiera del M5S», spiega l’ex vicepresidente del Senato. Taverna insiste sul fatto che le alleanze «non possono prescindere da una convergenza sui programmi», ricordando che «spesso l’accordo non si è trovato, come in Piemonte».

Eppure, a scorrere l’elenco dei comuni in cui gli stellati si sono presentati, emerge come «l’effetto pd» – come lo chiamano alcuni Cinque Stelle — si sia fatto sentire eccome. Toscana ed Emilia-Romagna, regioni «rosse» per eccellenza e certo non roccaforti M5S sono quelle in cui il Movimento è stato più presente in questa tornata elettorale: ben 39 liste su 117 sono in queste due zone d’Italia. Una su tre. E il Sud? In questo caso langue. C’è chi si lamenta di un mancato contatto con i vertici nonostante «buoni risultati» alle elezioni. «Non possono abbandonare così chi si spende per la campagna elettorale», sbotta uno stellato. La Sicilia diventa un esempio: il Movimento è passato da 30 consiglieri a 7 nei quattro centri dove si è presentato. E anche in questo caso si litiga. «Crollo devastante, siamo trascurati». «A Castelvetrano siamo andati da soli, senza eleggere nessuno», replica un contiano.

Fonte Il Corriere

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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